FotoGrammi 2012 (2)

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Interno 2 - VI piano-scala C - Mammaroma's map di Luciana Gagliardi Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini Il film coglie il processo di urbanizzazione e ascesa sociale dei primi anni sessanta, il quartiere piccolo borghese come segno di crescita sociale. Tuttavia si rivelerà piuttosto un miraggio, una illusione . I costi umani elevatissimi, perdita di memoria e di culture. Solo lo sguardo o forse il sogno varca le barriere. Difficile mettere a fuoco il limite, il margine Limite di Luciana Gagliardi Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini Il film coglie il processo di urbanizzazione e ascesa sociale dei primi anni sessanta, il quartiere piccolo borghese come segno di crescita sociale. Tuttavia si rivelerà piuttosto un miraggio, una illusione . I costi umani elevatissimi, perdita di memoria e di culture. Solo lo sguardo o forse il sogno varca le barriere. Difficile mettere a fuoco il limite, il margine La maniglia di Luciana Gagliardi Anni Ruggenti di Luigi Zampa La politica come affarismo e clientelismo. Diffusa la pratica della raccomandazione che nelle forme più ingenue, quali il film narra, è detta in modo gergale ” ho una maniglia a Roma” o anche ”occorre avere una maniglia”. L'ambientazione è in stretto collegamento con il film ispiratore. Oltre la maniglia in evidenza, si fa cenno alla vicenda della lettera affidata a persona non di potere, viaggiatore di III classe Un piatto di minestra e un letto di Anna Serrato Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini Povero passerotto mio di Anna Serrato Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini Il film da cui ho tratto ispirazione per le mie tre fotografie è il capolavoro di Pier Paolo Pasolini Mamma Roma. Il film racconta il dramma di Mamma Roma, una prostituta sottoproletaria che cerca il proprio riscatto sociale nell'integrazione in un mondo piccolo–borghese in cui intravede il miraggio di una vita migliore per se e per suo figlio. Purtroppo tutti i suoi tentativi di assimilazione a un modello piccolo-borghese sono destinati a fallire: tutte le sue conoscenze e le sue esperienze di prostituta non sono sufficienti a farla emancipare e la conducono verso il suo definitivo fallimento, figurativamente rappresentato dalla morte del figlio. Le immagini presentate al concorso fissano tre attimi per me fondamentali della storia di Mamma Roma. Le prime due, “Una furtiva lacrima” e “Un piatto di minestra” raccontano le due volte che il destino di Mamma Roma, impersonato dalla figura del suo protettore, bussa alla sua porta per costringerla a tornare a prostituirsi. La terza fotografia “Povero passerotto mio” rappresenta una sorte di ultima cena che precede il momento nel quale lei scoprirà che tutto è perduto e che la tragedia si è ormai consumata. Il film Mamma Roma è di un'attualità intensa per la sua vicinanza agli ultimi e ai diseredati. La storia di Mamma Roma trascende dal contesto storico dell'anonima periferia romana degli anni 60 in cui Pasolini l'ha ambientata e diventa simbolo senza tempo di un'umanità dolente che osa sfidare il destino al quale pare essere condannata. Pertanto, dal punto di vista tecnico, la scelta di ambientare le foto in un contesto moderno e di conservare l'anonimato per la donna rimarca la mia intenzione di sottolineare il valore universale del dramma di Mamma Roma. Infine, la scelta del bianco e nero è stata fatta per conferire alle immagini un'atmosfera “cinematografica” più drammatica che col colore sarebbe stata più difficile da ottenere Punto di fuga di Giuseppina Paola Viscardi Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini Nella visione prospettica i punti di fuga sono punti sul piano di proiezione verso cui tendono a convergere le rappresentazioni di traiettorie parallele, punti verso cui si “fugge” se ci si muove lungo tali traiettorie. Si tratta del limite a cui tende la rappresentazione di un punto in movimento lungo una retta di cui il punto di fuga visualizza la proiezione del punto improprio o punto a infinito (direzione). Nella pellicola girata nel '62 da P.P. Pasolini la narrazione si articola attorno al disperato tentativo di ‘movimento' della protagonista verso il proprio ‘punto improprio', alla ricerca di una forma di riscatto che garantisca al proprio amato figlio (proiezione di sé) una nuova prospettiva. Prospettiva disattesa. Umiliata e offesa. Tragicamente negata su un letto di contenzione, dove il corpo di Ettore divorato dalla febbre giace colpito da una luce mistica che ne ‘contempla' la morte, come la luce che attende la donna alla fine del sottopassaggio in Punto di fuga: un rettangolo bianco che non necessariamente significa speranza, ma più semplicemente rappresenta l'impossibilità di vedere cosa ci attende alla fine dello stretto budello in cui tutti ci muoviamo in cerca delle nostre personali forme di riscatto Quello che resta di Marina Sorge Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy La foto rappresenta quello che resta in un paese deserto, dopo un bombardamento, tra case e oggetti abbandonati. L'oggetto in primo piano che rappresenta le giovani vittime e i loro sacrifici, richiama il sacrificio del piccolo che muore su una barricata nel film Il sogno di Lorenzo di Luisa Paola Giancristofaro Anni Ruggenti di Luigi Zampa Callicchio Lorenzo, uomo semplice, rimasto solo dopo la morte del figlio in Africa, scrive al Duce una lettera, per avere una casa ed una finestra da cui affacciarsi e pregare per Lui ( “… che ce n'hai tanto bisogno… “). Nonostante povero ed indigente ( abita in una grotta e non ha mai avuto una casa) , nonostante tragicamente solo, Lorenzo immagina così di offrire al Duce ed alla grandezza dell'Impero Fascista ( la marcia su Roma è l'emblema dello Stato fascista che avanza e si fa forte ) il suo modesto contributo, se solo il Duce gli facesse dono di una finestra. Callicchio da questa finestra vorrebbe rivolgere la sua preghiera a Dio per il Duce in persona, che ha tanto bisogno di essere aiutato , perché si occupa del bene comune, come un buon pater familias Il sorpasso impossibile di Federico Righi Il sorpasso di Dino Risi Il duello psicologico Cortona - Mariani, giocato sul filo dei 130 chilometri orari, è in questa foto, confrontato con il duello tra due automobili ferme in una curva, una avanti l'altra, che sembra spuntarla per poi rendersi conto che la strada è di fianco, una staccionata pone il limite invalicabile per entrambi. La contraddizione tra pensiero e azione che il Mariani vive a contatto col Cortona, e soprattutto del percorso d'iniziazione erotica e sociale che egli compie. Uno stillicidio mentale, inutile dove sembra che le fughe in avanti dei due attori siano sempre invalidate da un immaginario elastico a cui, solidalmente sono legati entrambi. Proprio a significare l'inutilità della competizione mentale nel cercare, ossessivamente di superare l'altro. Inoltre, nella foto, l'apparente staticità delle due auto è resa dinamica dalla curva della strada che costeggia la staccionata e che curvano, prosegue indefinitamente. A sottolineare la dinamicità delle scene e il succedersi dei piani estremamente elaborati del film, frutto della sola mente di Risi Vecchie glorie 3 di Federico Righi Il sorpasso di Dino Risi Il finale tragico del film, si sintetizza in questa foto, che ritrae una vecchia gloria automobilistica del tempo ridotta ad un rottame, ma conservata sotto un ricovero di fortuna, a ricordo dei suoi gloriosi passati trascorsi in estenuanti e inutili "sorpassi". Il film quasi un monito, non raccolto, alle generazioni future, non si conclude con i due che sfrecciano verso l'avventura, ma, tragicamente, con la morte del Mariani. Anticipa, inconsapevolmente (?) quel che accadde negli anni '70 del 1900 agli italiani e all'Italia con la crisi economica; cosa che si sta ripetendo in questo primo decennio del 2000, dopo che l'Italia meschina, infingarda, borghese, ipocrita, bigotta, qualunquista e arrivista ha recitato lo stesso copione Verso l'altrove di Marina Sorge Il sorpasso di Dino Risi La foto scattata di una strada sterrata e accidentata incorniciata da un paesaggio maestoso e splendido può rappresentare un tuffo mortale se percorsa a velocità folle. La grandezza del paesaggio e il suo silenzio contrastano e sovrastano l'arroganza, la presunzione e la vacuità dell'essere umano rappresentati nel film

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