Parlaci dell’opera che presenti al Napoli Film Festival:
Ogni sceneggiatura di uno sceneggiatore e regista probabilmente gioca in qualche modo con l’idea di avere a che fare in un film con la storia della propria famiglia. Per me la famiglia è un soggetto universale e penso che in ogni famiglia – per quanto la sua storia possa sembrare banale a prima vista – possiamo trovare tutti I temi rilevanti che abbelliscono la condizione umana. Le mie prime annotazioni per Rosie sono datate 1995. Ho rievocato storie su mia madre al tempo in cui il regista ungherese Tela Barr pensava assolutamente che io avrei dovuto fare un film su di lei. Dodici anni più tardi quando arrivò l’opportunità di collaborare con Cobrafilm AG a Zurigo, ho avuto il coraggio di farlo. Dei tre progetti sul tavolo, il produttore Susann Rüdlinger scelse Rosie e insieme con il mio co-autore Rudolf Nadler abbiamo sviluppato la versione che è ora nel film. La mia città natale, Altstätten, ad est della Svizzera, una piccolo famiglia con due
bambini, una figlia e un figlio, il padre che morì prematuramente e che era un pugilatore professionista, la speculazione sulla sua omosessualità, l’isolamento della madre – tutto questo autobiografico material fornisce il contesto per la narrazione del film. Ma all’interno del contesto sono restato molto libero, visto che era mia intenzione dare un resoconto veritiero della storia famigliare. E’ solo nel carattere di Rosie che mi sono sforzato di dare il Massimo di di autenticità. Naturalmente la protagonista femminile, SybilleBrunner, porta la propria personalità e il proprio tocco al ruolo. Ma nella sceneggiatura il personaggio è creato il più vicino possibile all’immagine di mia madre. E’ morta dieci anni fa. Il film è un omaggio a lei.
