Carlos Saura

Profondamente legato alla cultura spagnola, ha iniziato la sua attività cinematografica negli anni Cinquanta, dirigendo commedie di ambientazione popolare. Critico nei confronti dei disastri di un sistema politico, morale e familiare repressivo, nato dal lontano dramma della guerra civile, col suo primo lungometraggio Los Golfos (1959; I piccoli delinquenti), documento sociale su un gruppo di ragazzi dei sobborghi madrileni, ha attirato nel 1960 l'attenzione della critica straniera (il film fu presentato al Festival di Cannes) e della censura in patria, simbolo di un nuovo modo di fare cinema.

Dopo l'insuccesso di Llanto por un bandido (1963; I cavalieri della vendetta), ambientato nell'Ottocento, basato sulla storia di J.M. El Tempranello, entra a far parte della rosa dei registi europei più promettenti con La caza (1965; La caccia, Orso d'argento al Festival di Berlino), metafora sulla società spagnola del dopoguerra, oppressa dal ricordo violento del passato. Espressione, inoltre, di una sua lucida e sarcastica critica della società sono: Peppermint Frappé (1967; Frappé alla menta), Stress es tres, tres (1968; Stress è tre tre) e La madriguera (1969; La tana), interpretati dalla moglie Geraldine Chaplin.

Importante nella delineazione del suo stile e della sua poetica (uso di un ristretto numero di personaggi, in luoghi limitati e con unica azione) è El jardin de las delicias (1969; Il giardino delle delizie), opera sceneggiata con R. Azcona. Dopo un lungo soggiorno in Francia, entra in contatto con il cinema europeo e produce Ana y los lobos (1972; Anna e i Lupi) e La Prima Angelica (1973; La cugina Angelica), film ispirati all'avanguardia e alla sperimentazione. Seguono: Cría Cuervos (1975), premio speciale a Berlino; Elisa, vida mia (1976; Elisa vita mia) e Los ojos vendados (1978; Gli occhi bendati), quest'ultimo un'aperta denuncia della tortura. Con Bodas de sangre (1981; Nozze di sangue, da F.G. Lorca) e con Carmen, premiato a Cannes nel 1983, S. è passato, con grande maestria e con la collaborazione essenziale di Antonio Gades, al "film come danza", seguito da altri notevoli film musicali: Los zancos (1984; I trampoli) ed El amor brujo (1986; L'amore stregone).

Tra i lavori successivi ricordiamo: El Dorado (1988), Ay, Carmela (1990), tragicommedia sulle disavventure di una scalcinata compagnia teatrale nella Spagna devastata dalla guerra civile, Despara (1993; Spara che ti passa), Flamenco (1995), cento minuti che raccolgono, in 19 episodi, l'essenza della filosofia del magico ballo andaluso, Taxi (1997) e Tango (1998), che affronta ancora il tema della danza come metafora della vita. Nel 1999 realizza Goya en Burdeos (Goya a Bordeaux), film sull'ultimo anno della vita del pittore in cui, evitando l'analisi biografica del personaggio, in modo originale ripropone sullo schermo il mistero della pittura e della creazione artistica. Le sue opere ruotano attorno alla lucida e profonda critica della società e ad un aspetto più intimo e personale che viene fuori con la sua franchezza, la sua sincerità di spirito, la grande sensibilità, l'humour e la dedizione al cinema, che diventa il punto di convergenza di tutte le sue inquietudini artistiche

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