Edward Dmytryk

Edward Dmytryk

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Molti sentendo il nome credono sia uno di quei registi tedeschi come Billy Wilder e Fritz Lang scappati negli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale invece no. Edward nasce in Canada nel 1908 a Grand Forks nella Colombia Britannica da due genitori ucraini, Micheal Dmytryk e Frances Berezowski. Suo padre di indole severa e dedito alla disciplina faceva diversi lavori dal camionista a esperto di motori. La sua famiglia si sposta prima a San Francisco e poi a Los Angeles dove la madre muore. Il padre si risposa e il giovane Edward si adatta al lavoro di messaggero per 6 dollari alla settimana in quella che sarebbe diventata la Paramount Pictures (Famous Players-Lasky al tempo). In seguito fa carriera e diventa prima proiezionista poi montatore di cinema e infine regista, diventando americano naturalizzato. Debutta nel 1935 con The Hawk (Il falco) e gira il suo primo film noto nell’ambito del cinema noir, "L’ombra del passato" (1944) con Dick Powell e tratto da un romanzo di Raymond Chandler. Seguono "Anime ferite" (1946) con Robert Mitchum e il mitico "Odio implacabile" (1947) con Robert Mitchum e Robert Ryan per cui viene candidato all’Oscar come migliore regista. Finì poi in carcere a causa del Maccartismo in cui chi aveva collaborato in qualche modo anche superficiale al Partito Comunista veniva perseguitato dalle autorità. Ritornerà al cinema nel 1952 grazie a Stanley Kramer e girò due anni più tardi "L’ammutinamento del Caine" con Humphrey Bpgart e Van Johnson. Con Bogart lavora anche l’anno successivo con "La mano sinistra di Dio", poi dirige Montgomery Clift ne "L’albero della vita" (1957), "I giovani leoni" (1958) e termina gli anni Cinquanta con un grande film interpretato da Richard Widmark, Henry Fonda e Anthony Quinn, "Ultima notte a Warlock". Lo stesso anno, 1959 firma invece un mediocre remake del capolavoro con Marlene Dietrich "L’angelo azzurro", stavolta interpretato da Curd Jurgens e May Britt. Le sue migliore tracce negli anni Sessanta le troviamo in "Anime sporche", "L’uomo che non sapeva amare2 con George Peppard e Alan Ladd, "Mirage", "Alvarez Kelly" con William Holden e Richard Widmark. Poi due scivoloni con "Shalako" dalla strana coppia Sean Connery e Brigitte Bardot che non convince e il mezzo fallimento "Barbablù" con Richard Burton. Conclude la carriera con il sufficiente "Il giustiziere" con George Kennedy del 1975. Dopo la regia si dedica all’insegnamento in varie Università e muore all’età di 90 anni per infarto nel 1999 a Encino, California.

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