Il manifesto cinematografico: A ciascuno il suo

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Mostra di manifesti a cura della Galleria Guildenstern di Vico Equense

In occasione della XVIII edizione del Napoli Film Festival, la galleria Guildenstern, specializzata in manifesti, poster e stampe originali del ‘900, è lieta di presentare la mostra di cinema, “Il manifesto cinematografico: a ciascuno il suo”.
Un’ampia selezione di poster e locandine di film provenienti da tutto il mondo è esposta alla scopo di confrontare i diversi formati, i diversi stili grafici, e le diverse culture delle nazioni di provenienza.
Le case di distribuzione internazionali erano solite diversificare stile e tipo di immagine del materiale pubblicitario destinato ai vari paesi, ricorrendo in molti casi a disegnatori locali capaci di tradurre graficamente l’immaginario dei luoghi nei quali il film sarebbe stato proiettato. Compito di un bravo cartellonista doveva quindi essere quello di fare da ponte fra le esigenze della produzione e il linguaggio del pubblico di riferimento, illustrando e sintetizzando, in uno spazio limitato e bidimensionale, le vicende, il tono, le emozioni e i volti di un film.
Fra gli autori esposti:
Saul Bass (1920-1996, U.S.A.): progettista grafico, pubblicitario, fotografo, illustratore e regista, ideatore di centinaia di loghi e immagini per celebri aziende, ma soprattutto l’uomo che ha rivoluzionato il modo di realizzare le sequenze introduttive dei film, i titoli di testa, trasformandole in una vera e propria forma d’arte.
Tra i suoi lavori grafici più celebri: Vertigo di alfred Hitchcock, Anatomia di un omicidio e L’umo dal braccio d’oro, di Otto Preminger.
Hans Hillmann(1925 - 2013, Germania) uno dei grafici più innovativi della seconda metà del 900. Inizia a progettare poster per film fin da quando era uno studente e già nel 1974 ne aveva prodotti più di 150 per la sola compagnia di distribuzione Neue Filmkunst, vincendo per la qualità del design premi di livello internazionale quali il Grand-PrixToulouse-Lautrec. Famoso per aver completamente invertito le regole della cartellonistica, i suoi lavori non hanno lo scopo di catturare l’attenzione del passante, non fanno risaltare gli attori, ne seguono il senso del film, ma si limitano ad esprimere un enigmatica emozione, talora relativa al film, talora meramente personale.
Un accento particolare è riservato ai manifesti provenienti dalla famosa “Scuola del poster polacca” nata nel secondo dopoguerra: opere spesso straordinarie per raffinatezza espressiva e potenza iconica, frutto di un'interpretazione grafica (mai fotografica) e simbolica del film, ed espressione di una profonda ricerca culturale legata al dissenso di un popolo per anni oppresso dalla morsa della dittatura staliniana
Mentre in America la produzione e la promozione pubblicitaria erano curate dalle major private con una pura logica di mercato; in Polonia, con musei chiusi ed industria cinematografica statalizzata, si usavano i manifesti per diffondere messaggi con fini propagandistici, delegandone la creazione a grandi artisti nazionali. Il risultato fu la produzione di immagini piene di contraddizioni, spesso a tinte fosche, oniriche, ma anche ironiche, create con l'intento, più o meno velato, di manifestare quella che era la devastante realtà socio-culturale allora vigente.
La maggior parte dei poster presentati fanno riferimento al periodo compreso fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’70 e sono coevi alla data di uscita del film, ma non mancano esempi di poster creati per riproposizioni della pellicola o poster celebrativi, come nel caso del talentuoso grafico tedesco: Hans Hillmann.
Buona visione

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