Se si vuole dare voce ad una piazza o ad una stazione o una strada, è sufficiente metterci una
telecamera e un
microfono. E registrare. Se però di una strada, di una stazione o una piazza vuoi registrare i
sentimenti, allora devi metterci te stesso. Una piazza, una fermata della metro, le sue panchine:
un luogo che vive del passaggio di centinaia di persone che però, a questo luogo, non pensano. È un
luogo che condividono per caso, momentaneo palcoscenico. Finché in questo spazio anonimo avviene
qualcosa che, d’improvviso, squarcia il velo di meccanica inconsapevolezza che governa questo luogo
e tutti i luoghi come questo: un evento inaspettato a cui nessuno era pronto e a cui nessuno,
tuttavia, può restare indifferente.