Per celebrare la metafora tra la vita e la morte, Nello Mascia ha deciso di allestire un cortometraggio sulla famosa poesia di Totò ‘A livella con Francesco Paolantoni, le musiche di Ciccio Merolla e prodotto da Run Film. Strumento usato dai muratori per metter sullo stesso piano le superfici, la livella, in questa poesia, diventa un emblema dell’appianamento: ricchezza e povertà, diversità sociali, gioia e dolore. L’autore prende spunto dalla ricorrenza del 2 novembre, e l'uso di commemorare i defunti per affrontare con stile ironico il tema della morte. Comincia con la riflessione di come alcune lapidi fossero diverse tra loro a secondo che il defunto fosse ricco o povero e, distratto, rimane rinchiuso nel cimitero e assiste al dialogo di due anime: un marchese e un netturbino. Il primo arrabbiato per la vicinanza della lapide del secondo che, inizialmente mortificato, dopo poco prende coraggio e zittisce il marchese ricordandogli che la “morte è una livella” che elimina ogni disparità sociale portando tutto nell'oblio. E nel concludere, il netturbino dice "Sti pagliacciate 'e fanno sulo 'e vive! Nuje simmo serie, appartenimmo 'a morte". Cioè solo i vivi sono così sciocchi da attaccarsi al rango e alle convenzioni sociali, non ricordando che prima o poi tutti siamo destinati a morire. Francesco Paolantoni è impegnato nell'interpretare tutti e tre i ruoli del poemetto e firma una straordinaria testimonianza di attore poliedrico e sensibile.